Maria Luise Schwienbacher

2014: "Il viaggio della fantasia Lei mi guarda, mi scruta con occhi intelligenti, vivacissimi, e mi narra della sua vita trascorsa inizialmente nell’Alta Germania, nella regione prussiana, a Waltrop, dove è nata, e poi in Italia proprio a Verona, città scelta per motivi professionali, dove inizia nel 1973 gli studi di pittura.
Parla un italiano fortemente scandito, e mi racconta di sé, della sua bella famiglia di origine, del suo amore da ragazza per la moda, del suo anno di lavoro nell’industria di abbigliamento, del pret- a- porter, e subito dopo dell’impegno universitario a Bonn presso la facoltà di Psicologia, dove si laurea e della sua collaborazione con l’Istituto di Ricerca Psicologica di Mercato, da cui nascerà la sua attività lavorativa e maturerà l’apertura con l’estero, con l’Italia.
Mi mostra le sue Opere che hanno scandito il tempo della vita, che sono espressione della sua realtà spirituale, vivificata da grandi slanci emotivi.
Donna di grande temperamento Maria-Luise Schwienbacher, ha sempre amato un cromatismo forte, intenso, piegato, all’inizio del suo percorso artistico, al desiderio di diventare corpo, volto, paesaggio, resi però essenziali, quasi schematizzati per essere assoluti, universali.
Un po’alla volta matura il passaggio all’astrazione, a quel gesto che libera orizzonti nuovi, al segno che sottolinea, percorre, risalta tra le stesure perennemente in movimento dell’acrilico misto a poco olio, lavorato con la leggera carta di seta o di riso, con quella più grossa di giornale o da parati, a formare collage sostenuti da sabbie, rivisitati da sale grosso, impreziositi dalla foglia oro o pronti ad accogliere anche una timida foglia secca, labile traccia del vissuto.
Sono grandi composizioni dove le tinte si accostano armonicamente o si scontrano in dissonanze e l’azione primaria riesce a staccarsi dal fondo, a rendere la tridimensionalità, evidenziando gli elementi protagonisti retti da un chiarore che spesso viene da dietro e li spinge verso il fruitore dell’Opera stessa.
Sono presenze evocate che rimandano a un qualcosa di potente, di grande, di cosmico, che ci sovrasta.
“Io non capisco la sua pittura, ma quando vado a casa mi porto dentro tanta forza” le disse una visitatrice dopo aver ammirato le sue Opere
I lavori di Maria –Luise sono fatti di strutture dove il segno largo, incisivo si afferma appieno nell’impostazione che è il riflesso della coscienza, di un pensiero mulinante e libero fatto di flussi e riflussi nello spazio tramato tra luce e ombra.
C’è una grande agilità scenica, una ricca capacità espressiva, una struttura aperta al dialogo sottolineata dai colori caldi dell’arancio, del viola, della tinta senape, oppure giocata dal collage che spinge verso i toni impetuosi, le precipitazioni e i colpi di scena sempre attesi, possibili.
Non esiste centro o periferia nelle Opere ma lo slittare, il dondolare di quello che credi sia la presenza che conduce, che tu pensi di avere sotto mano e ti schizza via, la cerchi e ti sfugge accompagnando lo sguardo ad accadimenti intorno, al divenire del “mistero del colore” che agisce su carta giapponese e cromie verdi fermate da grosse sottolineature nere, ma “nello specchio dell’acqua” ecco irrompere un rosso magenta che domina e sovrasta il bianco e nero sottostante.
La scrittura di Maria-Luise nasce da un profondo impulso viscerale, una libertà a gettata senza fine, dove si incanalano sfide plurime evidenziate da segni in tensione, dalla “maschera bianca che spunta da dietro”, sagoma che appare e scompare, tra un arancio esplosivo smorzato dalla ruggine che sfuma nel grigio.
Nel collage delle “fantasie gioiose” la pittrice crea uno spazio dove le lettere, rese protagoniste, quasi personaggi carichi di energia, erompono dalla densità del colore, scattano nel rapporto tra piano e profondità, tra volume e linea, quali figurazioni spinte da esigenze vitali, da quei bianchi “segni dell’uomo” di in un altro papier collè che rivede le tracce, le memorie evocate di tanti nostri ieri.
E’ una bella avventura artistica e umana insieme che porta l’Artista a esplorare la “profondità marina” immersa in un blu generoso reso dinamico dall’ ampio sbaffo bianco dell’onda, mosso dal gesto che gocciola su carta leggera un attimo d’infinito, d’attesa, di lirismo totale.
Così come nelle “onde del Mistero” l’articolazione del viola costruisce un teatro dove scandagliare le interiorità della terra, anche nel “profumo dell’Opera”, eletta a simbolo di questa Personale di Maria- Luise Schwienbacher, appare una particolare complessità strutturale che si lacera, che grida al di là di una sconcertante frantumazione di rocce e colature di magma, qualcosa che viene assorbito nell’indistinto, tra sovrapposizioni, scontri e frammentazioni, qualcosa che è fatto di bellezza, per sciogliersi dalla materia opaca e diventare Luce."

Marifulvia Matteazzi Alberti

2013: "...un'astrazione che ha vigore, una vera e propria scrittura di mondi immaginari..."

Mari Teresa Ferrari

2009: "...La pittura astratta dell'artista è un gesto istintivo che sa toccare le corde emozionali, con movimenti di colore che vanno dal giallo al blu, al rosso e al nero. Un gesto che esprime grande energia ma allo stesso tempo anche grande sensibilità..."

Anna Ballini

2007: "...L'opera di Maria-Luise Schwienbacher non è mai pensata e decisa anticipatamente, poiché, mentre viene composta, segue il vagare e le tensioni che animano il suo pensiero... L’artista, poi, pensa al colore e lo stende, per perdersi totalmente nelle vibrazioni delle emozioni e percezioni che ha nel tempo raccolto da ogni parte del mondo esterno ed interiore e sedimentato. E' l'atto del dipingere che porta l'artista alla profondità delle segrete visioni attraverso un tempo interiore, che è il tempo della pittura..."

Giampietro Guiotto

2006: "...Maria-Luise Schwienbacher ha iniziato a fare sul serio dal '73, passando da delicati acquerelli con mazzi di fiori ad una pittura energica e astratta alla quale l'ha condotta l'insegnamento di Franco Patuzzi, un amico oltre che un maestro che Schwienbacher ama ricordare con molto affetto...”

Camilla Bertoni

2005: "...Maria-Luise Schwienbacher è figlia di quell'ala della cultura tedesca che richiama l'arte ai colori mediterranei dell'Italienische Reise di Goethe e, andando ancora più a fondo, alla sua mai dimenticata teoria dei colori. Infatti la sua pittura parla la lingua del colore; attraverso di essa la pittura della Schwienbacher vede, sente, concepisce. E' dalla solarità che qui arriviamo alla profondità..."

Mario Cossali

2005: "...Maria-Luise Schwiencher, da tanti anni cultrice dell'arte in seguito alla frequentazione dei corsi dell'Accademia Cignaroli, lavora sulla scia di una ricerca informale che egli ultimi anni si è sempre fatta più densa e materica. La qualità dei suoi impasti cromatici si può apprezzare in particolare nelle tele di piccolo formato..."

Camilla Bertoni

2004: "... La libertà creativa di Maria-Luise Schwienbacher si esprime attraverso la materia cromatica che esplode sulle superfici creando un insieme di pennellate dinamiche ed energiche, vigorose e decise che si strutturano sulle superfici secondo un progetto che vuole esprimere l'affabulazione dell'immaginario. I dipinti sono sempre in bilico tra ragione ed emozione, tra azione e gestualità libera, perché sono espressione di una forte e solare personalità, combattuta tra razionalità ed irrazionalità..."

Antonella Alba

2004: "...Le opere di Maria-Luise Schwienbacher sono una celebrazione del colore inteso come veicolo dell'emozionalità: in una pittura istintiva che raramente tradisce timori e ripensamenti, la pennellata è sicura, le cromie nette, sature. La forma intensa come delimitazione, contorno, passa in secondo piano, l'emozione procede per libere associazioni di sentimenti e quindi, di colori, vibrati sulla tela come messaggi di positività....”

Valeria Lo Forte

2003: "...Con decisi colori, con il bianco e il nero estremamente vitali grida la speranza dei popoli e il desiderio di pace..."

Vera Meneguzzo

2001: "..."Emozioni in blu". E' il titolo della personale di Schwienbacher, che la pittrice ordina allo SpazioArte "Pisanello". Anche in questa occasione, come nelle precedenti, lei dà la prova e la misura della sua sensibilità cromatica e del suo fare operativo. I colori, che lei stende sulla tela con velocità e immediatezza, non si scontrano mai in stridenti accostamenti, sempre conservano un ritmo compositivo capace di generare forme sospese nello spazio, ma altrettanto concrete nella loro forma espressiva. Il suo gesto ampio, libero e allo stesso tempo veicolato, non tanto dalla regola, ma dalla sensibilità di una ispirazione che sa anche frenarsi e riflettere nei momenti di massima libertà..."

Giorgio Trevisan

2000: "...La sua pittura è densa di passionalità archetipica...l'immaginario assume la sua distanza. Il colore si colloca come dato fondamentale...la chiarità della luce si configura in attimi solari...”

Liliana Tedeschi

1999: "...Nelle sue opere l'artista intende trovare un equilibrio tra lo scontento pieno di tensione del nostro tempo e l'ideale dello spirituale che trova pace in se stesso. Lei vede i suoi quadri come passi di un lungo cammino. La sua pittura è caratterizzata dalla ricerca del senso della nostra vita, deducibili anche da vari titoli delle sue opere..."

Vera Meneguzzo

1998: ..."Maria-Luise Schwienbacher, da parte sua, affida i suoi sentimenti al gesto e al colore, dipingendo una vigorosa pagina pittorica in cui si fondono l'impeto della mano e la riflessione del pensiero. Nei suoi quadri si mescolano elementi della memoria e gesti carattere espressionista, di un espressionismo astratto che travolge l'idea di figura per creare immagini di alta tensione emozionale, grazie ad elaborazioni materiche in grado di provocare l'esplosione energetica del segno e del colore, intensificata fortemente dalla forza della luce che non si adagia, ma colpisce, diretta o radente coinvolgenti immagini create dall'artista..."

Giorgio Trevisan

1995: "...La pittrice libera la forza dei suoi colori e la maestria del suo gesto... i suoi quadri sono non solo l'esito di un'azione pittorica fine a se stessa e forse suggerita dalla sola emotività, sono anche la spontanea costruzione di una gestualità e di un dinamismo mai abbandonati a se stessi, ma controllati con amore e altrettanta severità..."

Giorgio Trevisan

1995: "...Dopo aver sperimentato varie tecniche, dal figurativo è passato all'astrattismo conseguendo quei risultati di rilievo che pubblico e critica le riconoscono..."

Fiorsal

1995: "...E' necessario avvicinarsi all'arte di Maria-Luise Schwienbacher con l'animo aperto alle sorprendenti cose che stanno dietro alla facciata. La pittura di questa artista è basata soprattutto sui colori, sulla vivacità e forza dei colori. Questo fatto dipende senz'altro dal suo carattere battagliero che la spinge sempre verso nuovi orizzonti, nuove esperienze che arricchiscono la sua vita emotiva e il suo bagaglio artistico. Il carattere abbastanza forte e il modo di pensare da chiara ottimista si rivelano come chiave essenziale di ogni sua azione e quindi anche del suo modo di esprimersi attraverso le sue opere pittoriche...”

Vera Meneguzzo

1985: "...appare irrinunciabile che, prima d'essere astrattista o informale, il pittore abbia la capacità di realizzare un paesaggio o un ritratto, ovvero di riprodurre una tela dell'impressionismo o altro, per poi distaccarsi e prendere la propria via, librandosi su stlilemi moderni. In tal senso, trova considerazione presso la critica, come presso il pubblico meno sprovveduto, l'artista il quale, provenendo, secondo quanto impongono seri studi preparatori, dal figurativo accademico, se ne allontani poi quanto a modalità: non quanto a soggetti, ottimamente prestandosi i temi del reale quali pretesti e spunti per realizzazioni astratte, o trasfigurate quel tanto che verso l'astratto le avviino..."

"...Quando, come è nel caso di M.L. Schwienbacher, la trasposizione delle immagini esterne è guidata dall'ispirazione interiore, quando cioè è fatta in buona fede, e vi sovrintendono armonia e gusto, equilibrio e ritmo, il risultato può senza ritegno definirsi quello dell'autentica opera d'arte..."

Sergio Stancanelli

1980: "...Forme e colori che si legano, studiati, per esprimere una irrealtà del reale che emoziona..."

Franco Patuzzi